LA VERA SARTORIA ITALIANA / IL TUO PROSSIMO ABITO SU MISURA
Siamo fatti per chi non vuole seguire le mode ogni sei mesi ma ricerca uno stile senza tempo e dà valore alla tradizione — al saper fare trasmesso di padre in figlio — capace di creare a mano abiti che durino nel tempo, perché realizzati con quella passione e la conoscenza italiana di una volta. Pensiamo che l'alta qualità prevalga sulle griffe.
LE ORIGINI
Luigi Gallo ha una storia lunga sessant'anni, molto all'antica. Viene da un paesino invisibile della Basilicata, Roccanova di Potenza. Luigi Gallo arriva a Roma nel 1957, con forbici in valigia e pantaloni aggiustati. In quei primi anni , respira Roma e l'eleganza da cinematografo che ogni tanto transita sui marciapiedi del centro. Sogna i pantaloni di Cary Grant e le giacche a due bottoni di Gary Cooper. Negli anni fa esperienza nei laboratori di Domenico Caraceni e Angelo Litrico, il mito, da cui Gallo impara che il cliente ha ragione, ma non sempre e che ci vuole eccellenza doppia a dissuadere, maestria ad aggiustare. L’incontro con Saverio Ferragina, il press agent, poi Marco Bellocchio e Vittorio Mezzogiorno: «Mezzogiorno era un personaggio straordinario. Dopo il film con Bellocchio, lo vestii per La Piovra. E in ventiquattr'ore gli feci uno smoking per andare di corsa a Venezia.
«Da allora diventammo amici. Ho visto crescere Giovanna, la figlia: quando vinse il David di Donatello, volle indossare lo smoking del padre. Io l’ho scucito tutto e rifatto addosso a lei. Quando si è vista allo specchio, si è messa a piangere e pure io, d’avanti a ‘sta ragazza che era proprio bellissima».
Un bel po’ di cinema passa dai velluti di Gallo. Michele Placido, Sergio Castellitto, Giancarlo Giannini, Stefano Accorsi, David Zard, Kabir Bedi, Omero Antonutti, il suo Atelier diventa un tempio dello stile che lo porta a conoscere e vestire personaggi celebri come Giuseppe Ungaretti, Christian Barnard, Giacomo Manzù, Emilio Colombo, Nikita Kruscev, Andrew Cuomo, John Wayne.
A Lui bastano delle forbici ed un ferro per trasformare anche solo tre metri di stoffa in un’opera d’arte preziosa come una scultura, in cui ogni elemento si plasma al culto della manifattura e all’esaltazione dell’effetto finale, per rendere unico il valore della creazione su misura, le stoffe pregiate diventano parte dell’abito perfetto.La sua passione lo porta alla conquista di riconoscimenti e benemeriti dalle più alte istituzioni. Lui gira intorno alla sua storia.
«Una volta un noto noto Sarto mi disse: “La felicità è nel lavoro, e un po’ nella famiglia”. Io oggi ho sei figli e Lui che visse solo, si sbagliava nelle proporzioni. La famiglia è moltissimo, il resto segue. In fondo si tratta solo di abiti ben fatti». Giusto. Anche se nati nobili, a risarcire quei calzoncini stracciati.