Questa storia comincia nel 1978, circa  14.600 giorni fa, quando mi venne l’idea di costruire, mattone dopo mattone, un piccolo angolo di paradiso.
Ma prima del primo mattone e prima anche solo di immaginare quel paradiso, mi ritrovavo con qualche soldino.
Quel tanto che bastava per scegliere un bel quadrato di terra vicino a dove vivevo, e farlo mio. Tutto mio.

Bene, avevo quel pezzo di terra ma non avevo ben chiara l’idea di cosa sarebbe diventato.
Così un giorno, parlando con mia moglie Giovanna, le ho detto: non serve pensarci troppo, faremo di questo spazio quel che sappiamo fare meglio!

Ed è andata proprio così.
Giovanna si rimboccò le maniche, prese padelle, mestoli e cucchiai e cominciò a preparare da mangiare per quelle poche persone che venivano a trovarci,
e che io stesso avevo cura di accogliere.
Raffaele, Gianni e Antonella erano piccoli, ma senza alcun personale a nostra disposizione, si impegnavano anche loro e ci aiutavano, per quanto fosse possibile alla loro età.

Ai miei figli devo tanto, ed è a loro che ho dedicato i miei sacrifici.
Antonella è rimasta con me, cresciuta, pronta a prendere su di sé tutte le responsabilità utili a mandare avanti il progetto.
Era pronta a sentirsi meno bambina e più donna.
Io, da parte mia, sentivo che quello era il momento per fare qualche sacrificio in più e diventare più grandi.

Comprai altri terreni, adiacenti alla struttura che era già in piedi, e scelsi di ristrutturare anche quello che già avevamo.

Oggi, dopo i 14.600 giorni di cui parlavo all’inizio di questo racconto, Reggia di Giano ha visto susseguirsi tre intere generazioni, tutte legate da un amore spropositato per la struttura e da una forte dedizione al lavoro.

È arrivato il giardino, e con lui fontane, gazebo, terrazzi e altre due sale dedicate ai ricevimenti.
Ma questa è un’altra storia e mi piacerebbe raccontarvela attraverso le immagini.