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Matrimonio

Separazione dei beni: risolviamo tutti i vostri dubbi

Tutt'altro che argomento tabù, la scelta della comunione o separazione dei beni interessa sempre più coppie ed è giusto saperne di più, leggete qui.

separazione dei beni mani sposi

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Non deve essere un tabù parlare del regime patrimoniale di un matrimonio, sebbene possa essere un argomento delicato. Sarebbe bene parlarne con il partner in tutta franchezza prima di compiere il grande passo.

Oggi vogliamo aiutarvi a fare chiarezza sul tema della comunione e della separazione dei beni perché la legge consente agli sposi di scegliere tra questi due regimi patrimoniali in tutta serenità. Ci sono molti dubbi e domande su queste due pratiche ed ecco perché abbiamo voluto racchiudere in questo articolo le risposte alle vostre FAQ.

1. Comunione o separazione dei beni

Il Codice Civile stabilisce quali sono gli oneri economici degli sposi nei confronti dei figli e della famiglia, ma sono i coniugi a dover scegliere come far fronte a questi scegliendo tre il regime di comunione o separazione dei beni. Non esiste una soluzione migliore dell’altra, entrambi hanno dei vantaggi e degli svantaggi quindi è bene poter valutare tutti i fattori per prendere la decisione più idonea. Vediamoli entrambi.

La comunione dei beni

Scegliere come regime patrimoniale la comunione dei beni vuol dire che tutti i beni acquistati dopo le nozze sono di proprietà di entrambi i coniugi.

Si intendono di proprietà comune:

– tutte le proprietà comprate dopo il matrimonio, anche se acquistate separatamente dai due coniugi. Si intendono quindi, le case, i terreni, le automobili ma si fa eccezione per i beni personali
– i rendimenti dei beni propri di ciascun coniuge, ad esempio quelli bancari
– le aziende gestite da entrambi i coniugi e costituite dopo il matrimonio
– gli utili e gli incrementi dell’azienda di proprietà di uno dei due precedentemente alle nozze, ma gestita da entrambi dopo il matrimonio

Sono esclusi invece dalla comunione:

– i beni di cui il coniuge era titolare prima del matrimonio
– i beni acquistati da un coniuge per successione o donazione (salvo che non sia espressamente dichiarato che sono attribuiti alla comunione)
– i beni di uso strettamente personale
– i beni che servono all’esercizio della professione
– i beni ottenuti a titolo di risarcimento danni
– le pensione per la perdita totale parziale della capacità lavorativa
– i beni acquistati con il prezzo del trasferimento di altri beni personali o con il loro scambio, purché espressamente dichiarato

I coniugi in regime di comunione legale dei beni possono agire con poteri disgiunti per il compimento di atti di ordinaria amministrazione, per quelli di straordinaria amministrazione devono, invece, agire congiuntamente. In caso di disaccordo sarà il Giudice a decidere se l’atto voluto da uno solo dei coniugi è necessario nell’interesse della famiglia o dell’azienda familiare.

Lo scioglimento della comunione si può ottenere nelle seguenti ipotesi:

– morte di uno dei coniugi o dichiarazione di assenza presunta
– sentenza di divorzio
– sentenza o decreto di omologa della separazione personale
– fallimento di uno dei coniugi
annullamento del matrimonio
– accordo convenzionale di abbandono del regime di comunione legale
– separazione giudiziale dei beni

La separazione dei beni

Al contrario della comunione legale dei beni nel caso in cui gli sposi optino per la divisione non viene a realizzarsi la contitolarità sui possedimenti della coppia. Per dirlo in altre parole con la separazione dei beni ogni coniuge rimane il titolare e gestore esclusivo dei propri acquisti e patrimoni personali. Nel caso di comproprietà, ognuno potrà scegliere di gestire la propria quota in autonomia.

Scegliere come regime patrimoniale la separazione dei beni vuol dire quindi che ciascuno dei due sposi ha la proprietà esclusiva dei beni acquistati sia prima che dopo il matrimonio, anche se fruiti in comune. Il coniuge ha, quindi, tutto il diritto di goderli o amministrarli. Il regime di separazione dei beni produce l’effetto di attribuire al coniuge che effettua l’acquisto ogni diritto sul bene, in via esclusiva: i patrimoni del marito e moglie restano, quindi, separati durante il matrimonio, salvi i diritti di successione.

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2. Quali sono i vantaggi della separazione dei beni?

Ci sono diversi vantaggi legati alla scelta del regime della separazione dei beni perlopiù pratici. In generale la titolarità di cui gode ognuno dei coniugi rende più fluide tutta una serie di procedure burocratiche, le transazioni, l’intestazione degli immobili, le pensioni di reversibilità, le agevolazioni fiscali, ecc. Si potranno dunque gestire autonomamente sia i beni che si possedevano già prima di sposarsi sia quelli comprati nel corso del matrimonio. Casi concreti in cui conviene la separazione dei beni sono ad esempio quando un coniuge ha un’impresa commerciale quindi in caso di fallimento o debiti, l’altro coniuge e i suoi beni non vengono coinvolti. Oppure quando un coniuge ha figli da un altro matrimonio, in caso di morte, la separazione dei beni eviterebbe all’altro coniuge eventuali conflitti con i figli per l’eredità.

Per fare la separazione dei beni è necessaria una convenzione da stipulare tra i coniugi e questa ha valore solamente qualora ci sia il consenso da parte di entrambi. E’ possibile stipulare questo documento in due modi, attraverso l’espressione del consenso. La prima ipotesi è nel momento in cui gli sposi novelli, alla fine della cerimonia matrimoniale, sia essa civile o religiosa, dichiarino di volersi avvalere di questo regime. In questo caso il prete avrà l’onere di scriverlo sull’atto del matrimonio. La seconda ipotesi si verifica qualora la scelta viene comunicata posticipatamente al momento del rito. In questo caso occorre semplicemente recarsi dal notaio, che si occuperà della pratica ed avrà la cura di far annotare la decisione al margine dell’atto del matrimonio.

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3. Quanto costa fare la separazione dei beni

La procedura di scelta della separazione dei beni può avvenire in due modi, può essere comunicata subito dopo il rito del matrimonio o successivamente tramite un notaio. Nel primo caso, quando gli sposi novelli si trovano ancora in chiesa o in comune, esprimere la propria scelta non comporta nessun costo. Nel secondo caso, dovendo gli sposi far appello ad un professionista e dovendo avviare una pratica burocratica, il costo si aggira sui 500€. In questo importo rientrano le spese notarili, le marche da bollo e le tasse.

4. Cosa succede in caso di separazione

La scelta della separazione dei beni non comporta problematiche in caso di scioglimento del matrimonio, al contrario semplifica anche l’eventuale procedura di divorzio, in quanto non sarà necessario dover passare in rassegna tutti i beni posseduti in contitolarità per la divisione equa fra i coniugi, permettendo così di evitare inulti e dispendiose contese. L’unica eccezione è la procedura di intestazione della casa nel caso di presenza di figli che verrà fatta in favore nel coniuge al quale viene affidata la prole, anche se non titolare. Più in generale, che succede all’immobile di proprietà di un solo coniuge in caso di divorzio? Ebbene l’immobile resta di proprietà del relativo titolare, che non dovrà essere in debito di alcunché nei confronti dell’ex coniuge, se non di eventuali spese di ristrutturazione sostenute durante il matrimonio.

Come dicevamo all’inizio dell’articolo, pensiamo che parlare della comunione o della separazione dei beni non è un tabù e non vuol dire anteporre i beni materiali all’amore. Quindi speriamo di essere riusciti a togliervi qualche dubbio e aiutato a trovare la risposta a delle domande. Per tutti gli altri argomenti potete consultare il nostro Magazine.